Altri documenti, meno solenni ma parimenti importanti (anzi, forse più), precedettero e seguirono, per parte inglese e per parte romana, la nostra «Supplica», com'è ben noto, ed essa in fondo, malgrado la fatica politica spesa e i drammi delle coscienze che suscitò all'atto di pensarla e di scriverla, riuscì, per così dire, supremamente inutile.
Il papa non credette di ravvisare nel nostro documento e in quelli che lo prepararono alcun elemento dirimente la questione del divorzio (inteso come divortium quoad vinculum), sospese la «Causa Anglica» e avvertì il sovrano (il 5 gennaio 1531) di non procedere verso un nuovo matrimonio; il re era ormai sordo alle ragioni di Roma, o forse troppo convinto delle proprie, e il 25 gennaio 1533 sposava Anna Boleyn.
Altro non restava a Clemente VII che dichiarare invalido il recente matrimonio e fulminare la scomunica ad Enrico l'11 luglio di quell'anno, sebbene gli effetti fossero sospesi fino al settembre venturo, per dar tempo al sovrano, nell'eventuale e auspicato suo ravvedimento, di lasciare Anna e di far ritorno dalla sua legittima e vera consorte, Caterina d'Aragona.
Clemente VII farà appena a tempo a dichiarare invalido il matrimonio di Enrico con Anna Boleyn il 23 marzo 1534, prima di terminare il suo pontificato poco più che decennale, intristito da complicanze politiche e religiose d'ogni genere, il 25 settembre 1534. Altre morti (e questa volta crudeli) seguirono in Inghilterra nell'anno seguente: l'esecuzione del cardinale John Fisher (22 giugno 1535) e quella dell'integerrimo e incorruttibile Thomas More, Cancelliere di Enrico fino al 1532, dimessosi poi per tutelare la sua buona coscienza, imprigionato nella Torre di Londra e condannato a morte dal suo sovrano, quasi un novello Giovanni Battista, perché non potesse più rimproverargli - anche nella muta condotta, che suonava però aperto dissenso - la sua immorale «tresca» con Anna Boleyn e il viziato matrimonio.
Il successore di papa Medici, Paolo III Farnese, fulminò altra scomunica contro Enrico VIII il 30 agosto di quel fatidico anno.
Al principio del nuovo, il 1536, trovava la morte la povera e dignitosa regina Caterina d'Aragona (7 gennaio), già spenta da tempo nel suo animo e quasi esiliatasi dalla corte ed anche da questo mondo.
Quel che seguì in Inghilterra attorno all'irascibile Enrico ha veramente del tragico: Anna Boleyn fallì (o meglio la natura la fece fallire) nell'intento principale per il quale Enrico l'aveva sposata: non gli diede alcun erede maschio, e due gravidanze finirono tristemente in aborti; ella poi, che aveva reso il sovrano quasi sfrontato di fronte al Parlamento, ai nobili, alla stessa Santa Sede, sarà giustiziata nella Torre Verde il 19 maggio 1536, vittima di quegli intrighi cortigiani che l'avevano resa troppo sicura; Enrico sarà costretto a risposarsi, e finalmente avrà dalla nuova moglie, Jane Seymour, l'erede agognato, Edoardo, nato il 12 ottobre 1537, mentre però la madre moriva nel suo letto, poche settimane dopo, di quel parto.
Dopo mille altre peripezie e tre nuovi matrimoni, Enrico giungeva alla fine dei suoi giorni nel 1547: con quella sua tanto caparbia causa matrimoniale aveva generato una frattura da Roma (la Ecclesia Anglica, appunto) che ancora oggi non si è ricomposta. Per una evidente nemesi storica i calcolati fini di Enrico, di porre sul trono d'Inghilterra un suo figlio maschio ed evitare che lo scettro finisse in mano ad una donna, si rovesciarono con gli eventi che seguirono la sua morte, perché il successore, Edoardo VI, salito al trono nel 1547, moriva di tubercolosi pochi anni dopo, nel 1553, e la corona toccò allora proprio ad una donna, che fu la regina Maria.